La prevenzione dei furti nelle Farmacie del SSN: progetto Padlock e collaborazione con AIFA

Marcello Pani

Quello delle rapine alle farmacie e ai magazzini ospedalieri è un fenomeno che in pochi anni è andato aumentando ma che rappresenta un problema in termini di continuità delle cure per i pazienti ricoverati ma anche di salute pubblica, dal momento che i farmaci possono essere riconfezionati e reimmessi nel circuito. Le «misure di sicurezza e di prevenzione al momento risultano in molti casi inadeguate». I farmaci più appetibili, che sono quelli a maggior costo, sono in molti casi anche farmaci caratterizzati da particolari modalità di conservazione e che richiedono una temperatura compresa da 2 a 8 gradi. Il fenomeno dei furti negli ospedali è quindi un problema in primo luogo per la sicurezza dei pazienti, non solo perché da un giorno con l'altro l'ospedale va in stock out mettendo a rischio la terapia del paziente ma anche perché i farmaci, che vengono riconfezionati, possono essere destinati non solo a mercati illegali ma possono anche ritornare nel circuito sanitario negli ospedali. Un fenomeno che grazie al monitoraggio e all'azione dell'Aifa e dei Nas non è presente in Italia ma che colpisce altri paesi europei mettendo a rischio la salute dei pazienti». Senza contare poi l'impatto in termini di costi «soprattutto perché le assicurazioni possono aumentare la polizza» e «anche i rischi per il personale». Gli ospedali più colpiti sono quelli più grandi e con un numero maggiore di discipline» ma non sempre le misure di sicurezza sono messe in campo in maniera adeguata: la Sifo, sta portando avanti un progetto con la collaborazione incondizionata di Roche (Padlock) per recensire le strutture sanitarie e individuare best pactice che possano essere esportate, ma anche con l'obiettivo di sensibilizzare istituzioni, politici, amministratori sanitari regionali e locali per intervenire a contrastare il fenomeno secondo una logica non più spot ma progettuale. Gli aspetti presi in esame sono la presenza di un controllo degli accessi, la protezione volumetrica interna, la trasmissione dell'allarme , la protezione perimetrale, la presenza di telecamere a circuito chiuso con registrazioni. Ogni ospedale può avere un buon livello di sicurezza in uno di questi aspetti ma complessivamente manca un sistema che sia strutturato. Ora la palla passa agli amministratori: «dal sopralluogo viene rilasciato un report con alcune indicazioni su come adeguare il sistema di sicurezza. Sta poi ai singoli amministratori regionali o locali decidere dove e come investire». Al termine del progetto «ci saranno pubblicate e diffuse le linee guida, con le migliori pratiche per la messa in sicurezza delle strutture sanitarie».

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